'Si diceva che spostare il Trofeo G.Cigala dal castello di Brescia a quello di Montichiari avrebbe irrimediabilmente 'ucciso' la manifestazione. Invece i ragazzi del team Novagli hanno visto lungo e sono stati ripagati con ben 700 iscrizioni tra amatori ed agonisti.
Un numero davvero elevato per una manifestazione cross-country, disciplina che in Italia viene troppo spesso sottovalutata a favore delle ben più remunerative granfondo e marathon.
A Montichiari è andato in scena uno spettacolo vero, su un percorso molto bello sia per gli atleti sia, parte fondamentale, per il pubblico che riusciva a seguire più passaggi ad ogni giro spostandosi di poche centinaia di metri.
Questa è una parte davvero importante perché in un evento come una prova degli Internazionali d'Italia, bisogna considerare parte fondamentale della riuscita della manifestazione il pubblico e la sua facilità di movimento a bordo tracciato.
Il sabato durante le gare delle categorie agoniste, ma forse ancor di più la domenica con gli almatori, era un vero spettacolo vedere la gente sciamare da una parte all'altra del circuito, chi correndo, chi passeggiando tranquillamente, per 'intercettare' il maggior numero di volte l'appassionante duello che si stava svolgendo nella testa della corsa.
Non si può non sottolineare come anche gli atleti abbiano fatto la loro parte nel vivacizzare la corsa.
Nella categoria elite uomini la gara si è decisa solo all'ultimo giro, dopo sei tornate caratterizzate da una strenua lotta tra un gruppetto i cui nomi rientrano nel gotha della MTB mondiale.
Una gara che ha riservato colpi di scena fino all'ultima curva, dove Alvarez Gutierrez, vero fiammifero della gara fin dall'inizio, è stato protagonista di una scivolata che ha ricordato più una gara su strada che un arrivo XC.
Tra le donne purtroppo non è andato in scena il tanto atteso duello Stropparo-Dahle a causa dell'assenza, giustificata, della norvegese.
Così la nostra campionessa italiana ha dovuto lottare contro un'ottima Cicile Ravanel, che però a resistito solo fino al 3° giro, prima di gettare spugna bianca lasciando una vittoria solitaria alla biker vicentina.
Le gare degli amatori hanno sottolineato ancora una volta l'incredibile grado di preparazione degli atleti 'non-professionisti'.
Tempi che avrebbero fatto invidia anche agli elite, duelli al cardiopalma e vittorie tanto spettacolari quanto sofferte. Personalmente una delle immagini che più mi è rimasta impressa nella mente è una frammento della partenza degli allievi ed esordienti.
Un assembramento di quasi 200 giovanissimi atleti. Tutti pronti a scattare come molle.
Facce tese e 'cattive' come professionisti affiancate da visi rilassati e sorridenti contenti solo di essere li in mezzo sotto la pioggia fine.
Pronti via...una massa unica si muove e li in mezzo succede qualcosa.
Una ruota si alza sopra le teste, un capottamento degno del miglio stuntman, ma a differenza di quanto succede normalmente con i grandi, qui il protagonista si rialza, niente imprecazioni o parole irriproducibili da mente umana, ma solo una sordida risata d'imbarazzo che continua mentre risale velocemente in bici e si lancia in gara ancora più divertito di prima, senza troppe preoccupazioni per le posizioni perse: è questo ciò che dovrebbero insegnare ai ragazzini, lasciando l'agonismo più puro a quando saranno grandi ed arrabbiati. ù
L'ultima cosa che voglio mettere sotto la lente d'ingrandimento è Marco Bui.
Il campione veneto a Montichiari ha dato l'ennesima prova della sua forza morale e fisica.
La sua è stata una gara che lo ha visto sempre spingere al massimo, senza risparmiarsi, sostenuto in maniera incredibile dal pubblico.
Quando marco stava arrivando lo si capiva dall'aumento incredibile del volume del tifo, segno che gli appassionati di MTB non hanno abbandonato, e probabilmente mai lo faranno, il nostro 'cavallo pazzo'.
Andrea Sabbadin
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