La spedizione azzurra torna dai mondiali di Canberra con un ricco bottino: due ori e la leadership nel medagliere.
A prima vista sembrerebbe davvero un ricchissimo risultato, ma è davvero così? Dobbiamo davvero essere soddisfatti di questa edizione dei world championship?
Partiamo dal principio: la staffetta. Stranamente tutti i grandi media del settore non avevano annoverato la nostra nazionale nella cerchia delle rappresentative destinate al podio anche se nonostante tutto i nostri sono da sempre tra le squadre più forti e quest'anno sia Fontana, sia Lechner avevano dimostrato di essere davvero forti, per non parlare di Gerhard Kerschbaumer. Una gara solida che ha messo in evidenza la forza del gruppo andando ad esaltare le caratteristiche individuali per trasformarle in un unica onda vincente.
Sicuramente questa è la gara da incorniciare per questo 2009.
Il punto di partenza, lo stimolo per intraprendere un viaggio verso un nuovo corso della nazionale, quello di lavorare sui giovani.
Poco dopo il mondiale italiano si trasforma in Gerhard Kerschbaumer.
Lo junior altoatesino stravince la gara iridata, domina con la stessa sicurezza che aveva messo in campo nelle gare di coppa e negli altri due titoli stagionali quello europeo e quello italiano.
Senza dubbio ci troviamo difronte ad un fenomeno, un vero campione in erba, ma attenti!
Gerhard è solo uno junior, un giovanissimo 18enne con un lungo viaggio davanti prima di diventare una vera stella del firmamento mondiale MTB.
Non voglio fare l'uccello del malaugurio, ma voglio solo mettere in evidenza il fatto che anche Tony Longo, Marco Bui e soprattutto Dario Acquaroli all'età di Gerhard erano dei super-atleti, ma poi qulacosa non è andato e si sono un pò persi, a livello internazionale.
La mancanza di una struttura tecnica solida, scelte errate e forse un po' troppa attenzione ed aspettativa hanno tarpato le ali di queste promesse.
Spero che per Kerschbaumer il futuro si asolo rose e fiori, ma il percorso che sta intraprendendo è davvero difficile.
Forse cercare un posto in un team estero potrebbe preservarlo dalle coccole italiane. Forse.
Fin qui sembra che sia stato davvero un sogno, ma le delusioni ci sono state? Beh senza dubbio tra gli Under23 ci si aspettava molto di più.
Cristian Cominelli ha chiuso nelle retrovie a causa di una caduta, ma non ha mai dato davvero l'impressione di avere lo spunto giusto per essere davanti a lottare, mentre Schweiggl partiva troppo dietro per avere qualche chance, anche se la sua gara è stata comunque buona.
Personalmente sono soddisfatto della nostra campionesse itlaiana Eva Lechner e del suo 9° posto. Questo è il suo miglior risultato mondiale.
Entrare nel nugolo delle migliori 10 non è facile. Eva in questi ultimi anni sta migliorando molto, ma gradualmente.
Forse con l'inserimento di Paola PEzzo nello staff troverà quella figura femminile di riferimento che le è sempre un po' mancata ed allora riuscirà a sviluppare tutto il suo potenziale. Un futuro in divenire.
Forse ciò che più ha lasciato l'amaro in bocca agli appassionati italiani è stato l'undicesimo posto di Marco Aurelio Fontana. Il pubblico si aspettava un altro exploit come quello Olimpico, ma questa volta il miracolo non è avvenuto.
Marco senza alcun dubbio è il nostro atleta più forte, ma purtroppo ancora gli manca qualcosa per essere competitivo, e con questo intendo competitivo per il podio, a livello mondiale.
Per il momento il quinto/quarto posto rimangono il suo limite, insieme all'esuberanza che forse gli fa sprecare troppe energie ad inizio gara, ma parlare da qui, da dietro un computer è facile.
Sicuramente Fontana è nella squadra giusta per crescere, un compagno come Paulissen non si trova tutti i giorni.
Ma allora questa spedizione un successo o un flop? Per me, personalmente, secondo la mia opinione singola, non un trionfo, ma una bellissiima base da cui sviluppare un progetto a lungo termine. Rimbocchiamoci le maniche, tutti!'
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